Perché meno titoli d’efficienza se più rottame di vetro riciclato? – Incentivare il recupero di materiali potenzialmente rifiuti rappresenta un comportamento virtuoso

RISPARMIO ENERGETICO ED EFFICIENZA ROMA 20 APRILE 2015

Perché nel settore dell’efficientamento energetico, che è ormai considerato un obiettivo prioritario a livello europeo e mondiale, si tende a disincentivare alcune azioni migliorative nel contempo sia dell’ambiente che dei consumi energetici?

Mi riferisco in particolare a quanto convenuto tra Gse e relativi consulenti impegnati nella valutazione di progetti di risparmio energetico e l’associazione dei produttori di vetro, sulla base della quale un produttore che abbia investito in un progetto di sostituzione o miglioramento tecnologico di un forno fusorio, nel quale oltre alla riduzione di perdite energetiche si possa anche utilizzare una maggiore quantità di rottami di vetro, sia incentivato solo per la parte di risparmio di energia che avrebbe potuto ottenere mantenendo la stessa percentuale di riciclo che aveva prima dell’intervento. Ossia, detto in altri termini, l’avere utilizzato maggior rottame gli comporta una penalizzazione, invece che un’incentivazione supplementare. Questo appare come un controsenso.

Ritengo che un efficientamento di tipo generale e quindi non solo energetico, ma di più, possa essere realizzato anche senza interventi innovativi nelle apparecchiature esistenti (diciamo nell’hardware), qualora si riesca a modificare le condizioni di funzionamento di un dato impianto, in modo da ottenerne prestazioni uguali con consumi minori sia d’energia che di materia prima. Incentivare il ricupero di materiali potenzialmente rifiuti per ottenere dei prodotti finiti di uguale qualità di quelli precedentemente ottenuti da materie prime vergini e con maggior consumo rappresenta un comportamento virtuoso, che andrebbe sostenuto con incentivazioni adeguate, anche a scopo promozionale.

Quindi, ritornando al vetro, tutto ciò che permette di aumentare il riciclo di rottame comporta un efficientamento; ogni azione attuata da un produttore, anche soltanto come cambiamento delle condizioni di marcia dei suoi impianti, senza alcuna modifica strutturale, che comporti delle riduzioni dei consumi specifici d’energia dovrebbe essere premiata.

Quale riferimento prendere per stabilire la cosiddetta baseline, ossia situazione del momento in cui si incominci a sentire gli effetti dell’azione attuata? Per il riciclaggio di vetro usato basta valutare il valore dinamico, che sarà aggiornato annualmente, della media di riciclato dall’insieme dei produttori italiani o addirittura europei, per esempio 35-45 % del prodotto cavato dai forni e per ogni 10 % in più di riciclaggio riconoscere al produttore stesso una riduzione di consumo energetico specifico del 2,5 % , sulla base della quale potranno essere valutate le TEP/anno risparmiate. Sarebbe esattamente il contrario di quel che si fa oggi. Chiediamo quindi al Gse di rifletterci sopra.

Inoltre altre azioni o misure messe in opera nelle attività produttive potrebbero essere degne di incentivazioni, perché spesso efficaci sia a livello d’efficientamento energetico, che di consumo specifico di materie prime, che di corrispondenti emissioni inquinanti o depauperanti dell’ambiente.

Ad esempio, restando nel settore del vetro, ammesso che si possa fare, come d’altra parte qualcuno già fa, una riduzione del peso di oggetti finiti, realizzata mantenendo inalterate la qualità e le caratteristiche necessarie per garantirne un’usabilità corretta, permetterebbe un incremento del numero di oggetti con lo stesso consumo di materia prima e di energia, determinando quindi un minor consumo specifico per ogni oggetto, la cui funzione rimarrebbe la stessa di quella del corrisponde oggetto più pesante. Tipica applicazione di un tale concetto d’efficientamento è attuata da primarie aziende produttrici di vetro cavo mediante la riduzione degli spessori di bottiglie o contenitori cavi, che potranno essere utilizzati con uguale soddisfazione da parte dell’acquirente degli oggetti e dell’utente finale del prodotto in essi contenuto.

Anche sul vetro piano si stanno applicando tecniche innovative molto interessanti, che permetteranno la riduzione dello spessore delle lastre mediante trattamenti particolari delle superfici. trattamenti idonei a mantenere o addirittura ridurre lo scambio termico negli edifici e negli abitacoli dei mezzi di trasporto (auto, camion, pullman, vagoni ferroviari, ecc). Se il trattamento occorrente per mantenere o migliorare le caratteristiche delle lastre più sottili e quindi più leggere è realizzabile con consumi energetici inferiori al delta consumo specifico attribuibile alla riduzione degli spessori, riteniamo che sarebbe molto giusto ed opportuno incentivarlo, applicando il tipico dispositivo dei Certificati Bianchi  (CB) o Titoli d’Efficienza Energetica (TEE).

Come regolamentare un’incentivazione orientata ad un maggior sviluppo di interventi efficientanti di questo tipo? Basterebbe valutare il consumo specifico riferito non al peso dei prodotti trasformati, ma al numero degli oggetti finiti ottenuti, purché naturalmente siano altrettanto validi per l’uso che se ne dovrà fare.

Purtroppo oggi ci si limita a considerare azioni di questo tipo più come un risparmio che come efficientamento. Noi riteniamo invece che tali risultati possono essere ottenuti solo mediante approfonditi studi e ricerche, con inevitabili investimenti ad esse collegati. Se con un’adeguata incentivazione si potranno ridurre significativamente i tempi di ritorno degli investimenti necessari, le imprese saranno motivate a farli, altrimenti, se economicamente non ne vale la pena, li metteranno in coda ad investimenti più direttamente collegabili con il loro core-business e gli obiettivi europei per l’efficienza energetica diventeranno più difficilmente raggiungibili.

*Presidente AICE Scarl

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