Milano, 22-23 luglio 2020
AICEP – Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo – intende innanzi tutto ringraziare il Presidente e la Consiliatura dell’Autorità per l’importante occasione di confronto rappresentata dalle Audizioni periodiche.
In considerazione della situazione di straordinaria emergenza che il Paese sta affrontando, l’Autorità ha inteso concentrare la propria attenzione sugli effetti sociali, economici e ambientali che questa ha prodotto nei settori dell’energia, del gas, dell’acqua e dei rifiuti e di valutare le aree di intervento prioritarie, per importanza ed urgenza. Si tratta di un tema di particolare rilevanza ed interesse per il mondo industriale ed in particolare per l’industria ad alta intensità energetica che deve confrontarsi con una congiuntura e delle prospettive economiche estremamente difficili in una fase di profonda trasformazione dei sistemi e dei mercati energetici.
L’ampiezza, la profondità e la durata delle conseguenze socioeconomiche dell’emergenza coronavirus non sono ancora completamente valutabili ma è certo che determinano la necessità di una completa revisione dell’agenda delle priorità e di una serie di interventi straordinari. È però necessario evitare un approccio puramente emergenziale poiché la crisi ha carattere assolutamente globale e ha messo in evidenza debolezze e criticità sistemiche per cui le azioni immediate di reazione e contrasto devono essere inquadrate in un progetto e in una strategia di ampio respiro e in una visione di lungo termine inserendosi nel solco di processi di trasformazione già in atto.
L’industria italiana per affrontare adeguatamente la crisi ha necessità di due condizioni di base fondamentali: la difesa, o meglio l’incremento, della propria competitività e la possibilità di sviluppare adeguati piani di investimento. La competitività è indispensabile per mantenere le posizioni su mercati internazionali sempre più concorrenziali evitando il rischio di delocalizzazione e di depauperamento del nostro patrimonio produttivo e di competenze per essere poi pronti a beneficiare dell’auspicata ripresa; gli investimenti, oltre a rappresentare la leva principale per riattivare il volano della crescita, sono necessari per non perdere uno step tecnologico in una fase di profonda trasformazione. Entrambi questi aspetti, in particolare per le attività ad alta intensità energetica, sono strettamente correlati ai processi di decarbonizzazione ed alla conseguente transizione energetica.
In linea generale, e per quanto attiene le tematiche energetiche, riteniamo che l’impatto della pandemia e della conseguente crisi economica comporti la necessità di:
- Concentrare le attenzioni e le priorità sull’attivazione e la realizzazione di percorsi, strumenti ed azioni piuttosto che ad un continuo e progressivo aumento delle ambizioni e dei target che rischia di creare un clima di indeterminatezza ed un alibi per il rinvio di decisioni e politiche attive che sono invece urgenti.
- Aumentare l’attenzione ai costi complessivi di sistema della decarbonizzazione e della transizione energetica che debbono sì essere realizzate, ma “al minor costo possibile per la società”. A questo proposito AICEP da tempo propone la creazione di un sistema indipendente, aperto e trasparente per il monitoraggio dei costi complessivi della transizione energetica e della allocazione degli stessi tra le varie categorie di attori del sistema al fine di meglio indirizzare le strategie e le azioni che dovranno susseguirsi in tempi molto lunghi con indispensabili momenti di verifica e adeguamento.
All’interno del quadro di contesto così delineato e con riferimento più specifico agli ambiti di intervento dell’Autorità, attiriamo l’attenzione sulle seguenti tematiche:
Efficienza Energetica e flessibilità della domanda nell’industria
La riduzione dei consumi e l’uso efficiente e razionale dell’energia sono due abilitatori fondamentali del processo di decarbonizzazione; il miglioramento dell’efficienza energetica industriale e la partecipazione flessibile della domanda presentano numerosi aspetti positivi comuni e sinergici tra loro:
- Sono veicoli di competitività e strumenti di creazione di cultura della qualità dei processi (e prodotti), di utilizzo razionale delle risorse, di innovazione tecnologica
- Sono le sole “fonti energetiche” a emissioni zero e a impatto ambientale e occupazione di suolo nulli
- Se adeguatamente attivati presentano un rapporto costi/benefici molto favorevole
Lo sviluppo dell’efficienza energetica in ambito industriale rappresenta un’opportunità straordinaria per favorire la ripresa nel periodo post emergenziale.
Nel breve periodo (12 – 36 mesi) può essere veicolo di stimolo per la realizzazione di investimenti caratterizzati tra l’altro da forte contenuto innovativo e tecnologico, ricorso prevalente a tecnologia, produzione e competenze nazionali, pervasività su una filiera lunga e diffusa sul territorio.
Nel medio periodo (2 – 5 anni) potrà rappresentare un elemento di competitività per le imprese industriali italiane mettendole nelle migliori condizioni per recuperare quote di mercato anche a livello internazionale.
Nel lungo periodo (5-10 anni) metterà nelle condizioni di impostare e realizzare le politiche dirette al raggiungimento degli obiettivi climatico-ambientali partendo da una base solida e consolidata che permetterà scelte più oculate ed efficienti in termini di costi-benefici per il sistema.
Lo stimolo, il supporto e l’incentivazione di programmi e investimenti in efficienza energetica è pertanto quanto mai prioritario in questo periodo e ciò può essere reso possibile tramite il rilancio e l’adeguamento di strumenti già esistenti quali il meccanismo dei Certificati Bianchi che, se correttamente gestito, ha dato prova negli anni passati di un ottimo grado di efficacia e efficienza anche in termini di costo per TEP di consumo evitato.
AICEP ha in più occasioni, anche in collaborazione con altre Associazioni, proposto misure correttive al meccanismo dirette a superarne le criticità più evidenti alcune delle quali presuppongono un ruolo più ampio di codesta Autorità nella gestione del meccanismo. Tra le altre segnaliamo quelle che appaiono di più rapida efficacia per un rilancio degli investimenti in ambito di efficienza industriale:
- Semplificazione nel processo di aggiornamento dell’elenco dei progetti ammissibili che, allo stato attuale prevede una procedura che spesso ha tempi non coerenti con le esigenze connesse alla realizzazione di un investimento industriale su linee di produzione che presentano vincoli tecnici e organizzativi stringenti.
- Ammissibilità di progetti finanziati con contratti di leasing o altre forme di noleggio operativo di lungo termine.
- Superamento della non cumulabilità con il credito d’imposta sugli investimenti introdotto con la Legge Finanziaria 2020.
- Istituzione presso il GSE di una funzione specificamente dedicata alla promozione di progetti di efficienza energetica industriale di grandi dimensioni
- Introduzione di sistemi di regolazione della domanda nella responsabilità di un soggetto autonomo ed indipendente che, in base a criteri trasparenti e definiti a priori, possa intervenire per modulare la domanda ricorrendo ad una Riserva di stabilità.
Questi interventi dovrebbero realizzarsi con frequenze adeguate e predefinite sulla base della valutazione del potenziale di offerta futura generabile dai progetti approvati o in fase di approvazione. L’obiettivo della regolazione dovrebbe essere quello di mantenere il prezzo dei TEE entro una forchetta sufficientemente ampia da rispettare le caratteristiche di un mercato libero, ma tale da non superare un Cap al di là del quale il costo del sistema diventerebbe eccessivo e da non scendere sotto ad un floor che rappresenti un incentivo sufficiente per la realizzazione dei progetti più efficienti.
Gli interventi di modulazione dovrebbero inoltre essere effettuati con un anticipo sufficiente da indurre il mercato ad autoregolarsi in previsione del prevedibile intervento all’avvicinarsi del prezzo ad uno dei due limiti definiti. In tale scenario si creerebbero anche le condizioni per lo sviluppo di un mercato a termine dei TEE che sarebbe un ulteriore elemento di stabilizzazione dei prezzi e di segnali per gli interventi di modulazione della domanda tramite la riserva di stabilità
f) Potenziamento del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica tramite l’adeguamento dei fondi disponibili e la semplificazione delle procedure di accesso che dovrebbero prevedere la valutazione tecnica positiva automatica in caso di ammissione del progetto da parte del GSE al riconoscimento dei Certificati Bianchi e la valutazione del merito economico e finanziario del richiedente con criteri semplificati corrispondenti a quelli introdotti nel recente “Decreto Liquidità”
Si dovrebbe inoltre intervenire con misure urgenti e di breve periodo dirette a neutralizzare gli effetti negativi che il periodo di forte rallentamento o di arresto della attività possono aver determinato sull’andamento dei progetti già attivi o in corso di realizzazione: riduzione dei TEE generati nelle rendicontazioni affette da riduzioni o blocchi dell’attività, gestione dei cronoprogrammi di progetto, individuazione della data di avvio dei lavori.
Sul tema della partecipazione flessibile della domanda (industriale) si deve sottolineare che si tratta di una importante risorsa per il sistema e di una opportunità di competitività per chi la rende disponibile.
Per molti processi industriali la sua attivazione presenta notevoli complessità e limiti tecnologici che richiedono interventi strutturali sugli impianti, sul processo, sull’organizzazione del lavoro e dei flussi logistici. Queste criticità sono confermate dalla limitata partecipazione del consumo industriale ai progetti pilota introdotti con la Delibera 300/2017.
D’altra parte un adeguato sviluppo della partecipazione della domanda presenta una serie di effetti positivi su sicurezza, adeguatezza e efficienza del sistema, particolarmente importanti in ottica di sviluppo della generazione distribuita da FER non programmabili.
Affinché la partecipazione della domanda ai mercati dei servizi elettrici possa assumere una rilevanza significativa per il sistema, contribuire a ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e diventare un effettivo strumento nella strategia energetica dei consumatori industriali riteniamo necessario:
- Strutturare i meccanismi di partecipazione su criteri di remunerazione della disponibilità e allocazioni competitive di medio-lungo periodo in modo da creare segnali di prezzo per la realizzazione di investimenti che richiedono importanti risorse finanziarie e che vincolano le scelte produttive per l’intera durata di vita degli impianti
- Accelerare l’introduzione del nuovo TIDE ed il recepimento della Direttiva e del Regolamento EU sul Disegno di Mercato Elettrico che prefigurano una struttura del mercato elettrico e dei servizi adeguato alla partecipazione, sia in forma autonoma che in forma aggregata, della domanda industriale.
Resta un punto fondamentale la partecipazione su basi volontarie e non discriminatorie che non penalizzi quei processi o quelle realtà industriali che, per limiti tecnologici o per durata di vita tecnica degli impianti, non abbiano la possibilità di mettere a disposizione delle risorse a condizioni competitive.
Sviluppo e integrazione della generazione da fonti rinnovabili
Gli obiettivi definiti dal Clean Energy Package EU e ripresi nella definizione del PNIEC – e a maggior ragione le maggiori ambizioni proposte dalla nuova Commissione EU con il EU Green Deal e il pacchetto di iniziative ad esso collegate – presuppongono la realizzazione di nuovi impianti di generazione FER con un tasso di sviluppo medio per il prossimo decennio fortemente superiore a quello conosciuto negli ultimi anni.
Le misure indicate nel PNIEC, alcune delle quali già in fase di attuazione tramite il Decreto FER1 e l’introduzione di nuove forme di autoconsumo con le Comunità Energetiche, non sembrano assolutamente sufficienti a stimolare la realizzazione di capacità di generazione adeguate alle necessità.
Si pone inoltre una problematica di incidenza sui costi complessivi di sistema poiché una crescita non coordinata e correttamente integrata e regolata rischia di avere effetti dirompenti sui costi di rete, di dispacciamento e bilanciamento e sugli interventi necessari per garantire sicurezza e adeguatezza del sistema. Quanto verificatosi sugli oneri di dispacciamento e conseguentemente sulle tariffe uplift in questi mesi è stato un evidente campanello di allarme rispetto ai possibili scenari che si dovranno affrontare con la progressiva crescita della quota di FER non programmabili.
La difesa della competitività del sistema industriale italiano passa attraverso dei criteri di sviluppo ed integrazione della nuova generazione rinnovabile che sia in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali a costi complessivi sostenibili e competitivi. Lo sviluppo dovrà quindi tenere conto, sulla base di approfondite analisi preventive, degli impatti sui costi complessivi di generazione, sugli investimenti necessari all’adeguamento delle reti e sull’insieme dei costi di dispacciamento.
Lo sviluppo delle Comunità Energetiche e dell’autoconsumo collettivo aperto con il Decreto Milleproroghe 2019 che anticipa il recepimento della Direttiva EU 2018/2001 riguarda essenzialmente il mondo del consumo domestico e commerciale di piccole/medie dimensioni. Si tratta sicuramente di uno degli strumenti necessari per favorire la crescita della generazione da FER accompagnato da indubbi vantaggi anche dal punto di vista della costruzione di una cultura e di una sensibilità “green” diffusa e reale che dimostri la possibilità della partecipazione condivisa e della coesistenza tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica.
Rispetto alle scelte sui possibili modelli dei sistemi di autoconsumo collettivo riteniamo che siano da privilegiare forme che prevedano:
- incentivi espliciti che rendano la quantificazione dei costi/benefici per il singolo, per la collettività e per il sistema, prevedibile, misurabile e monitorabile nel tempo;
- l’utilizzo, quando disponibili, delle reti esistenti tramite modelli virtuali che non comportino inutili duplicazioni di costi di infrastrutture che, direttamente o indirettamente, andrebbero a ridurre la competitività complessiva del sistema;
- l’adozione di tariffe di rete basate su criteri cost reflective che possano valorizzare gli effettivi benefici apportati al sistema.
L’autoconsumo collettivo peraltro non può rappresentare, in termini di capacità ed energia generata, l’asse principale di sviluppo per il perseguimento degli obiettivi al 2030 e al 2050. È necessario creare le condizioni per il rilancio di investimenti nella realizzazione di impianti utility scale in grado tra l’altro di garantire dei costi complessivi di generazione (LCOE) certamente più competitivi dei piccoli impianti distribuiti.
A tal fine riteniamo che il recepimento della Direttiva UE 2018/2001 RED2 dovrebbe prendere in considerazione i seguenti aspetti:
- L’adeguato indirizzo, in una logica complessiva di mercato, nella localizzazione dei nuovi impianti di generazione tramite l’introduzione del burden sharing regionale (anche per ridurre le criticità legate all’accettazione da parte della comunità locali) e della localizzazione dei contingenti delle aste FER. Ciò permetterebbe uno sviluppo coerente con i limiti ed il progressivo adeguamento delle reti di trasmissione e distribuzione.
- La realizzazione di approfondite analisi preventive dei vari scenari di sviluppo con una attenta analisi degli impatti sui costi complessivi del sistema elettrico in grado di indirizzare le scelte strategiche verso i percorsi più efficienti.
- La creazione di un sistema di monitoraggio del costo complessivo della transizione energetica affidato ad unsoggetto autonomo ed indipendente che affianchi il sistema di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi.
- Il superamento dell’attuale fase di incertezza determinata, alla luce di quanto previsto dal Decreto FER1 del luglio 2019, dalla coesistenza di un sistema di incentivazione pubblica (per impianti con determinate caratteristiche che permettono l’accesso alle aste) e di un sistema di mercato (impianti non ammissibili alle aste e ricorso ai PPA). Tale coesistenza crea un evidente disparità nel profilo di rischio per chi sviluppa, gestisce e finanzia i nuovi impianti generando una distorsione del mercato che tende a indurre posizioni attendiste nella prospettiva di una apertura del sostegno pubblico anche per i progetti attualmente esclusi dal meccanismo di incentivazione. Ciò determina un forte rallentamento nello sviluppo dei progetti giustificato anche dalle ben note difficoltà nei processi autorizzativi soprattutto per i grandi impianti su aree agricole.
Per garantire una traiettoria di sviluppo coerente con le previsioni del PNIEC (o addirittura superiore alla luce della possibile revisione degli obiettivi al 2030) è necessaria una scelta chiara tra il sistema delle aste con tariffa incentivante (con garanzia pubblica) e il sistema del mercato libero.
In questa ottica riteniamo che un ampliamento del sistema delle aste possa essere una soluzione efficace a condizione che:
. sia aperto alla partecipazione di impianti su terreni agricoli;
. le procedure autorizzative siano semplificate e rese più certe nei tempi per garantire una ampia partecipazione alle procedure di assegnazione;
. i meccanismi di assegnazione rispondano a logiche di mercato competitivo.
Rimarrebbe comunque aperta l’opzione di investimenti “a mercato” con possibile ricorso a contratti di lungo periodo tra parti private (PPA) lasciati alla libera contrattazione tra le parti.
La competitività complessiva del sistema elettrico deve rimanere un elemento fondamentale nella valutazione delle strategie e degli strumenti di realizzazione dei piani di sviluppo della generazione da fonti rinnovabili. Solo in tal modo sarà possibile preservare la competitività della struttura industriale del Paese. Per garantire il proprio contributo alla riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti ed alla decarbonizzazione del sistema l’industria necessita di trasformazioni tecnologiche, ricerca, investimenti che debbono essere supportati da un approvvigionamento di elettricità decarbonizzata sicuro, affidabile e a costi competitivi.
Gli investimenti ed i maggiori costi conseguenti all’aumento della quota di generazione da fonti rinnovabili rispondono a interessi collettivi generali e quindi non possono ricadere solamente sui consumatori elettrici anche per evitare la disincentivazione dei processi di elettrificazione.
Strumenti di supporto alla competitività delle industrie ad alta intensità energetica
L’industria ad alta intensità energetica italiana deve storicamente affrontare un gap competitivo rispetto ai principali concorrenti EU ed extra EU a causa dei costi energetici strutturalmente più elevati.
Questo svantaggio competitivo viene parzialmente compensato da un elevato livello di efficienza nei consumi e dal miglioramento dei processi interni, con investimenti, innovazione, know how, crescita delle risorse umane e dell’efficienza dei processi, ma rende necessario un quadro di sistema – infrastrutturale, normativo, regolatorio – che metta le imprese italiane almeno allo stesso livello dei concorrenti internazionali. I costi energetici sono un elemento centrale della loro strategia e delle loro scelte di sviluppo e i settori energivori producono beni (materiali di base, prodotti per le costruzioni, imballi, materie prime) indispensabili per la competitività di molte filiere industriali di fondamentale importanza per l’economia italiana.
Nel tempo sono stati introdotti nel sistema degli strumenti che a fronte di fornitura di servizi indispensabili per la sicurezza e adeguatezza (interrompibilità istantanea), di importanti impegni finanziari per lo sviluppo di infrastrutture rientranti nei “Projects of Common Interest EU” e necessarie per la realizzazione di un mercato integrato EU (interconnector) o di scelte di politica industriale coerenti con le Direttive e Linee Guida EU e allineate a quelle degli altri principali Stati Membri (agevolazioni energivori), permettono di ridurre il gap competitivo che altrimenti risulterebbe troppo penalizzante.
In un momento di forte criticità per i mercati internazionali un segnale chiaro di stabilità e visibilità sul medio/lungo termine di questi interventi appare assolutamente necessario per eliminare un ulteriore elemento di incertezza nello sviluppo dei piani industriali e di investimento e per mantenere l’attrattività del mercato italiano per gli investitori stranieri.