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ARERA: AUDIZIONI PERIODICHE 2020 I SERVIZI PUBBLICI E L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Milano, 22-23 luglio 2020

AICEP – Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo – intende innanzi tutto ringraziare il Presidente e la Consiliatura dell’Autorità per l’importante occasione di confronto rappresentata dalle Audizioni periodiche.

In considerazione della situazione di straordinaria emergenza che il Paese sta affrontando, l’Autorità ha inteso concentrare la propria attenzione sugli effetti sociali, economici e ambientali che questa ha prodotto nei settori dell’energia, del gas, dell’acqua e dei rifiuti e di valutare le aree di intervento prioritarie, per importanza ed urgenza. Si tratta di un tema di particolare rilevanza ed interesse per il mondo industriale ed in particolare per l’industria ad alta intensità energetica che deve confrontarsi con una congiuntura e delle prospettive economiche estremamente difficili in una fase di profonda trasformazione dei sistemi e dei mercati energetici.

L’ampiezza, la profondità e la durata delle conseguenze socioeconomiche dell’emergenza coronavirus non sono ancora completamente valutabili ma è certo che determinano la necessità di una completa revisione dell’agenda delle priorità e di una serie di interventi straordinari. È però necessario evitare un approccio puramente emergenziale poiché la crisi ha carattere assolutamente globale e ha messo in evidenza debolezze e criticità sistemiche per cui le azioni immediate di reazione e contrasto devono essere inquadrate in un progetto e in una strategia di ampio respiro e in una visione di lungo termine inserendosi nel solco di processi di trasformazione già in atto.

L’industria italiana per affrontare adeguatamente la crisi ha necessità di due condizioni di base fondamentali: la difesa, o meglio l’incremento, della propria competitività e la possibilità di sviluppare adeguati piani di investimento. La competitività è indispensabile per mantenere le posizioni su mercati internazionali sempre più concorrenziali evitando il rischio di delocalizzazione e di depauperamento del nostro patrimonio produttivo e di competenze per essere poi pronti a beneficiare dell’auspicata ripresa; gli investimenti, oltre a rappresentare la leva principale per riattivare il volano della crescita, sono necessari per non perdere uno step tecnologico in una fase di profonda trasformazione. Entrambi questi aspetti, in particolare per le attività ad alta intensità energetica, sono strettamente correlati ai processi di decarbonizzazione ed alla conseguente transizione energetica.

In linea generale, e per quanto attiene le tematiche energetiche, riteniamo che l’impatto della pandemia e della conseguente crisi economica comporti la necessità di:

  • Concentrare le attenzioni e le priorità sull’attivazione e la realizzazione di percorsi, strumenti ed azioni piuttosto che ad un continuo e progressivo aumento delle ambizioni e dei target che rischia di creare un clima di indeterminatezza ed un alibi per il rinvio di decisioni e politiche attive che sono invece urgenti.
  • Aumentare l’attenzione ai costi complessivi di sistema della decarbonizzazione e della transizione energetica che debbono sì essere realizzate, ma “al minor costo possibile per la società”. A questo proposito AICEP da tempo propone la creazione di un sistema indipendente, aperto e trasparente per il monitoraggio dei costi complessivi della transizione energetica e della allocazione degli stessi tra le varie categorie di attori del sistema al fine di meglio indirizzare le strategie e le azioni che dovranno susseguirsi in tempi molto lunghi con indispensabili momenti di verifica e adeguamento.

All’interno del quadro di contesto così delineato e con riferimento più specifico agli ambiti di intervento dell’Autorità, attiriamo l’attenzione sulle seguenti tematiche:

Efficienza Energetica e flessibilità della domanda nell’industria

La riduzione dei consumi e l’uso efficiente e razionale dell’energia sono due abilitatori fondamentali del processo di decarbonizzazione; il miglioramento dell’efficienza energetica industriale e la partecipazione flessibile della domanda presentano numerosi aspetti positivi comuni e sinergici tra loro:

  • Sono veicoli di competitività e strumenti di creazione di cultura della qualità dei processi (e prodotti), di utilizzo razionale delle risorse, di innovazione tecnologica
  • Sono le sole “fonti energetiche” a emissioni zero e a impatto ambientale e occupazione di suolo nulli
  • Se adeguatamente attivati presentano un rapporto costi/benefici molto favorevole

Lo sviluppo dell’efficienza energetica in ambito industriale rappresenta un’opportunità straordinaria per favorire la ripresa nel periodo post emergenziale.

Nel breve periodo (12 – 36 mesi) può essere veicolo di stimolo per la realizzazione di investimenti caratterizzati tra l’altro da forte contenuto innovativo e tecnologico, ricorso prevalente a tecnologia, produzione e competenze nazionali, pervasività su una filiera lunga e diffusa sul territorio.

Nel medio periodo (2 – 5 anni) potrà rappresentare un elemento di competitività per le imprese industriali italiane mettendole nelle migliori condizioni per recuperare quote di mercato anche a livello internazionale.

Nel lungo periodo (5-10 anni) metterà nelle condizioni di impostare e realizzare le politiche dirette al raggiungimento degli obiettivi climatico-ambientali partendo da una base solida e consolidata che permetterà scelte più oculate ed efficienti in termini di costi-benefici per il sistema.

Lo stimolo, il supporto e l’incentivazione di programmi e investimenti in efficienza energetica è pertanto quanto mai prioritario in questo periodo e ciò può essere reso possibile tramite il rilancio e l’adeguamento di strumenti già esistenti quali il meccanismo dei Certificati Bianchi che, se correttamente gestito, ha dato prova negli anni passati di un ottimo grado di efficacia e efficienza anche in termini di costo per TEP di consumo evitato.

AICEP ha in più occasioni, anche in collaborazione con altre Associazioni, proposto misure correttive al meccanismo dirette a superarne le criticità più evidenti alcune delle quali presuppongono un ruolo più ampio di codesta Autorità nella gestione del meccanismo. Tra le altre segnaliamo quelle che appaiono di più rapida efficacia per un rilancio degli investimenti in ambito di efficienza industriale:

  1. Semplificazione nel processo di aggiornamento dell’elenco dei progetti ammissibili che, allo stato attuale prevede una procedura che spesso ha tempi non coerenti con le esigenze connesse alla realizzazione di un investimento industriale su linee di produzione che presentano vincoli tecnici e organizzativi stringenti.
  2. Ammissibilità di progetti finanziati con contratti di leasing o altre forme di noleggio operativo di lungo termine.
  3. Superamento della non cumulabilità con il credito d’imposta sugli investimenti introdotto con la Legge Finanziaria 2020.
  4. Istituzione presso il GSE di una funzione specificamente dedicata alla promozione di progetti di efficienza energetica industriale di grandi dimensioni
  5. Introduzione di sistemi di regolazione della domanda nella responsabilità di un soggetto autonomo ed indipendente che, in base a criteri trasparenti e definiti a priori, possa intervenire per modulare la domanda ricorrendo ad una Riserva di stabilità.

Questi interventi dovrebbero realizzarsi con frequenze adeguate e predefinite sulla base della valutazione del potenziale di offerta futura generabile dai progetti approvati o in fase di approvazione. L’obiettivo della regolazione dovrebbe essere quello di mantenere il prezzo dei TEE entro una forchetta sufficientemente ampia da rispettare le caratteristiche di un mercato libero, ma tale da non superare un Cap al di là del quale il costo del sistema diventerebbe eccessivo e da non scendere sotto ad un floor che rappresenti un incentivo sufficiente per la realizzazione dei progetti più efficienti.

Gli interventi di modulazione dovrebbero inoltre essere effettuati con un anticipo sufficiente da indurre il mercato ad autoregolarsi in previsione del prevedibile intervento all’avvicinarsi del prezzo ad uno dei due limiti definiti. In tale scenario si creerebbero anche le condizioni per lo sviluppo di un mercato a termine dei TEE che sarebbe un ulteriore elemento di stabilizzazione dei prezzi e di segnali per gli interventi di modulazione della domanda tramite la riserva di stabilità

f)             Potenziamento del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica tramite l’adeguamento dei fondi disponibili e la semplificazione delle procedure di accesso che dovrebbero prevedere la valutazione tecnica positiva automatica in caso di ammissione del progetto da parte del GSE al riconoscimento dei Certificati Bianchi e la valutazione del merito economico e finanziario del richiedente con criteri semplificati corrispondenti a quelli introdotti nel recente “Decreto Liquidità”

Si dovrebbe inoltre intervenire con misure urgenti e di breve periodo dirette a neutralizzare gli effetti negativi che il periodo di forte rallentamento o di arresto della attività possono aver determinato sull’andamento dei progetti già attivi o in corso di realizzazione: riduzione dei TEE generati nelle rendicontazioni affette da riduzioni o blocchi dell’attività, gestione dei cronoprogrammi di progetto, individuazione della data di avvio dei lavori.

Sul tema della partecipazione flessibile della domanda (industriale) si deve sottolineare che si tratta di una importante risorsa per il sistema e di una opportunità di competitività per chi la rende disponibile.

Per molti processi industriali la sua attivazione presenta notevoli complessità e limiti tecnologici che richiedono interventi strutturali sugli impianti, sul processo, sull’organizzazione del lavoro e dei flussi logistici. Queste criticità sono confermate dalla limitata partecipazione del consumo industriale ai progetti pilota introdotti con la Delibera 300/2017.

D’altra parte un adeguato sviluppo della partecipazione della domanda presenta una serie di effetti positivi su sicurezza, adeguatezza e efficienza del sistema, particolarmente importanti in ottica di sviluppo della generazione distribuita da FER non programmabili.

Affinché la partecipazione della domanda ai mercati dei servizi elettrici possa assumere una rilevanza significativa per il sistema, contribuire a ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e diventare un effettivo strumento nella strategia energetica dei consumatori industriali riteniamo necessario:

  1. Strutturare i meccanismi di partecipazione su criteri di remunerazione della disponibilità e allocazioni competitive di medio-lungo periodo in modo da creare segnali di prezzo per la realizzazione di investimenti che richiedono importanti risorse finanziarie e che vincolano le scelte produttive per l’intera durata di vita degli impianti
  2. Accelerare l’introduzione del nuovo TIDE ed il recepimento della Direttiva e del Regolamento EU sul Disegno di Mercato Elettrico che prefigurano una struttura del mercato elettrico e dei servizi adeguato alla partecipazione, sia in forma autonoma che in forma aggregata, della domanda industriale.

Resta un punto fondamentale la partecipazione su basi volontarie e non discriminatorie che non penalizzi quei processi o quelle realtà industriali che, per limiti tecnologici o per durata di vita tecnica degli impianti, non abbiano la possibilità di mettere a disposizione delle risorse a condizioni competitive.

Sviluppo e integrazione della generazione da fonti rinnovabili

Gli obiettivi definiti dal Clean Energy Package EU e ripresi nella definizione del PNIEC – e a maggior ragione le maggiori ambizioni proposte dalla nuova Commissione EU con il EU Green Deal e il pacchetto di iniziative ad esso collegate – presuppongono la realizzazione di nuovi impianti di generazione FER con un tasso di sviluppo medio per il prossimo decennio fortemente superiore a quello conosciuto negli ultimi anni.

Le misure indicate nel PNIEC, alcune delle quali già in fase di attuazione tramite il Decreto FER1 e l’introduzione di nuove forme di autoconsumo con le Comunità Energetiche, non sembrano assolutamente sufficienti a stimolare la realizzazione di capacità di generazione adeguate alle necessità.

Si pone inoltre una problematica di incidenza sui costi complessivi di sistema poiché una crescita non coordinata e correttamente integrata e regolata rischia di avere effetti dirompenti sui costi di rete, di dispacciamento e bilanciamento e sugli interventi necessari per garantire sicurezza e adeguatezza del sistema. Quanto verificatosi sugli oneri di dispacciamento e conseguentemente sulle tariffe uplift in questi mesi è stato un evidente campanello di allarme rispetto ai possibili scenari che si dovranno affrontare con la progressiva crescita della quota di FER non programmabili.

La difesa della competitività del sistema industriale italiano passa attraverso dei criteri di sviluppo ed integrazione della nuova generazione rinnovabile che sia in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali a costi complessivi sostenibili e competitivi. Lo sviluppo dovrà quindi tenere conto, sulla base di approfondite analisi preventive, degli impatti sui costi complessivi di generazione, sugli investimenti necessari all’adeguamento delle reti e sull’insieme dei costi di dispacciamento.

                Lo sviluppo delle Comunità Energetiche e dell’autoconsumo collettivo aperto con il Decreto Milleproroghe 2019 che anticipa il recepimento della Direttiva EU 2018/2001 riguarda essenzialmente il mondo del consumo domestico e commerciale di piccole/medie dimensioni. Si tratta sicuramente di uno degli strumenti necessari per favorire la crescita della generazione da FER accompagnato da indubbi vantaggi anche dal punto di vista della costruzione di una cultura e di una sensibilità “green” diffusa e reale che dimostri la possibilità della partecipazione condivisa e della coesistenza tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica.

Rispetto alle scelte sui possibili modelli dei sistemi di autoconsumo collettivo riteniamo che siano da privilegiare forme che prevedano:

  • incentivi espliciti che rendano la quantificazione dei costi/benefici per il singolo, per la collettività e per il sistema, prevedibile, misurabile e monitorabile nel tempo;
  • l’utilizzo, quando disponibili, delle reti esistenti tramite modelli virtuali che non comportino inutili duplicazioni di costi di infrastrutture che, direttamente o indirettamente, andrebbero a ridurre la competitività complessiva del sistema;
  • l’adozione di tariffe di rete basate su criteri cost reflective che possano valorizzare gli effettivi benefici apportati al sistema.

L’autoconsumo collettivo peraltro non può rappresentare, in termini di capacità ed energia generata, l’asse principale di sviluppo per il perseguimento degli obiettivi al 2030 e al 2050. È necessario creare le condizioni per il rilancio di investimenti nella realizzazione di impianti utility scale in grado tra l’altro di garantire dei costi complessivi di generazione (LCOE) certamente più competitivi dei piccoli impianti distribuiti.

                A tal fine riteniamo che il recepimento della Direttiva UE 2018/2001 RED2 dovrebbe prendere in considerazione i seguenti aspetti:

  • L’adeguato indirizzo, in una logica complessiva di mercato, nella localizzazione dei nuovi impianti di generazione tramite l’introduzione del burden sharing regionale (anche per ridurre le criticità legate all’accettazione da parte della comunità locali) e della localizzazione dei contingenti delle aste FER. Ciò permetterebbe uno sviluppo coerente con i limiti ed il progressivo adeguamento delle reti di trasmissione e distribuzione.
  • La realizzazione di approfondite analisi preventive dei vari scenari di sviluppo con una attenta analisi degli impatti sui costi complessivi del sistema elettrico in grado di indirizzare le scelte strategiche verso i percorsi più efficienti.
  • La creazione di un sistema di monitoraggio del costo complessivo della transizione energetica affidato ad unsoggetto autonomo ed indipendente che affianchi il sistema di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi.
  • Il superamento dell’attuale fase di incertezza determinata, alla luce di quanto previsto dal Decreto FER1 del luglio 2019, dalla coesistenza di un sistema di incentivazione pubblica (per impianti con determinate caratteristiche che permettono l’accesso alle aste) e di un sistema di mercato (impianti non ammissibili alle aste e ricorso ai PPA). Tale coesistenza crea un evidente disparità nel profilo di rischio per chi sviluppa, gestisce e finanzia i nuovi impianti generando una distorsione del mercato che tende a indurre posizioni attendiste nella prospettiva di una apertura del sostegno pubblico anche per i progetti attualmente esclusi dal meccanismo di incentivazione. Ciò determina un forte rallentamento nello sviluppo dei progetti giustificato anche dalle ben note difficoltà nei processi autorizzativi soprattutto per i grandi impianti su aree agricole.

Per garantire una traiettoria di sviluppo coerente con le previsioni del PNIEC (o addirittura superiore alla luce della possibile revisione degli obiettivi al 2030) è necessaria una scelta chiara tra il sistema delle aste con tariffa incentivante (con garanzia pubblica) e il sistema del mercato libero.

In questa ottica riteniamo che un ampliamento del sistema delle aste possa essere una soluzione efficace a condizione che:

. sia aperto alla partecipazione di impianti su terreni agricoli;

. le procedure autorizzative siano semplificate e rese più certe nei tempi per garantire una ampia partecipazione alle procedure di assegnazione;

. i meccanismi di assegnazione rispondano a logiche di mercato competitivo.

Rimarrebbe comunque aperta l’opzione di investimenti “a mercato” con possibile ricorso a contratti di lungo periodo tra parti private (PPA) lasciati alla libera contrattazione tra le parti.

La competitività complessiva del sistema elettrico deve rimanere un elemento fondamentale nella valutazione delle strategie e degli strumenti di realizzazione dei piani di sviluppo della generazione da fonti rinnovabili. Solo in tal modo sarà possibile preservare la competitività della struttura industriale del Paese. Per garantire il proprio contributo alla riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti ed alla decarbonizzazione del sistema l’industria necessita di trasformazioni tecnologiche, ricerca, investimenti che debbono essere supportati da un approvvigionamento di elettricità decarbonizzata sicuro, affidabile e a costi competitivi.

Gli investimenti ed i maggiori costi conseguenti all’aumento della quota di generazione da fonti rinnovabili rispondono a interessi collettivi generali e quindi non possono ricadere solamente sui consumatori elettrici anche per evitare la disincentivazione dei processi di elettrificazione.

Strumenti di supporto alla competitività delle industrie ad alta intensità energetica

L’industria ad alta intensità energetica italiana deve storicamente affrontare un gap competitivo rispetto ai principali concorrenti EU ed extra EU a causa dei costi energetici strutturalmente più elevati.

Questo svantaggio competitivo viene parzialmente compensato da un elevato livello di efficienza nei consumi e dal miglioramento dei processi interni, con investimenti, innovazione, know how, crescita delle risorse umane e dell’efficienza dei processi, ma rende necessario un quadro di sistema – infrastrutturale, normativo, regolatorio – che metta le imprese italiane almeno allo stesso livello dei concorrenti internazionali. I costi energetici sono un elemento centrale della loro strategia e delle loro scelte di sviluppo e i settori energivori producono beni (materiali di base, prodotti per le costruzioni, imballi, materie prime) indispensabili per la competitività di molte filiere industriali di fondamentale importanza per l’economia italiana.

Nel tempo sono stati introdotti nel sistema degli strumenti che a fronte di fornitura di servizi indispensabili per la sicurezza e adeguatezza (interrompibilità istantanea), di importanti impegni finanziari per lo sviluppo di infrastrutture rientranti nei “Projects of Common Interest EU” e necessarie per la realizzazione di un mercato integrato EU (interconnector) o di scelte di politica industriale coerenti con le Direttive e Linee Guida EU e allineate a quelle degli altri principali Stati Membri (agevolazioni energivori), permettono di ridurre il gap competitivo che altrimenti risulterebbe troppo penalizzante.

In un momento di forte criticità per i mercati internazionali un segnale chiaro di stabilità e visibilità sul medio/lungo termine di questi interventi appare assolutamente necessario per eliminare un ulteriore elemento di incertezza nello sviluppo dei piani industriali e di investimento e per mantenere l’attrattività del mercato italiano per gli investitori stranieri.

Risposta La Staffetta Controlli CB 07 05 2020

Milano, 7 maggio 2020

Alla cortese attenzione del
Direttore Responsabile della Staffetta Quotidiana Dott. Gabriele Masini

e, p.c. al
Vicedirettore Dott. Gionata Picchio

Gentile Direttore,
sono un operatore del settore energetico e quindi da molto tempo leggo con interesse ed attenzione la Staffetta Quotidiana di cui ho sempre apprezzato la capacità di fornire una informazione completa, affidabile, competente e credibile. Proprio queste qualità hanno reso il vostro giornale un riferimento per il settore e le notizie che vi compaiono sono considerate a priori, e a ragione, di per sé corrette e verificate; spesso vengono anche riprese da testate giornalistiche più generaliste e quindi destinate ad un pubblico che, non avendo una competenza specifica, tende a farsi attirare dalla estrema sintesi del titolo senza la possibilità di approfondire o di analizzare meglio i contenuti.

Le indubbie e riconosciute qualità de La Staffetta la pongono però anche nella condizione di avere una particolare responsabilità perché ciò che viene pubblicato è considerato “vero” per definizione e quindi è necessaria ancora maggiore attenzione per evitare messaggi che possano essere fuorvianti o male interpretati.

Sono stato profondamente colpito dal messaggio Twitter da Lei trasmesso questa mattina e dall’articolo apparso sulla rassegna notizie odierna in cui ha fatto una breve presentazione del Rapporto GSE 2019 soffermandosi sul dato del 97% di esiti negativi nei controlli sui progetti di efficienza energetica che hanno beneficiato di Certificati Bianchi e sintetizzando che “il sistema dei Certificati Bianchi è sostanzialmente marcio”.

Ritengo che sarebbe stato opportuno completare l’informazione accennando a quanto è stato chiarito dallo stesso rappresentante del GSE che ha riportato il dato, vale a dire che la quasi totalità dei controlli negativi ha riguardato le “vecchie” (in quanto sono state modificate con l’introduzione dei DM correttivi del 2017 e 2018) schede Standard.

Ci sarebbe poi da precisare ulteriormente quanto il rappresentante del GSE, a causa dei tempi ristretti della presentazione, non ha potuto illustrare e cioè che in molti casi l’esito negativo è dovuto al fatto che la complessità della documentazione richiesta dal GSE ai fini del controllo è tale che gli operatori, anche a fronte di progetti realizzati correttamente, hanno preferito rinunciare all’incentivo per l’impossibilità o l’eccessiva onerosità nel reperire quanto richiesto. È questo il caso, segnalato da molti operatori, dei progetti di efficienza energetica realizzati dai condomini per i quali, ad anni di distanza, il GSE ha richiesto dichiarazioni firmate o documenti rilasciati da tutti i condomini, che nel tempo naturalmente erano in molti casi cambiati rendendo impossibile per la ESCo o l’amministratore di condominio espletare correttamente la richiesta.

La realtà, purtroppo, è che il settore dell’efficienza energetica, come tutte le attività economiche di questo Paese, è caratterizzato dalla presenza di una grande maggioranza di operatori onesti che lottano faticosamente con regole e interpretazioni di difficilissima applicazione e una piccola minoranza di disonesti (o nella migliore delle ipotesi incompetenti) che minano il sistema con i loro comportamenti.

Gridare “sono tutti ladri” serve solo a rendere gli uni uguali agli altri creando anche u

Gridare “sono tutti ladri” serve solo a rendere gli uni uguali agli altri creando anche una sorta di giustificazione morale ai disonesti perché “tanto fanno tutti così”. Non è assolutamente vero e quindi è oltremodo importante valorizzare il lavoro di chi rispetta le regole (la maggioranza) e punire adeguatamente chi non le rispetta (pochi e spesso facilmente individuabili con buona volontà e organizzazione).

La consapevolezza di questa situazione ha portato in passato i rappresentanti degli operatori di settore (ESCo e imprese industriali titolari di progetti di efficienza energetica) a richiedere un rafforzamento delle attività di controllo segnalandone l’inadeguatezza che si è protratta per troppo tempo creando le condizioni per il perpetrarsi di casi di truffe alcune delle quali di dimensioni e caratteristiche tali da renderle individuabili con una adeguata verifica preventiva.

Il meccanismo dei Certificati Bianchi non è “marcio” e neppure “un sistema al disastro”, ma uno strumento che, se adeguatamente revisionato, manutenuto nel tempo e ben gestito, può rappresentare uno stimolo fondamentale al miglioramento dell’efficienza energetica.

Giuseppe Pastorino
Presidente AICEP Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo
Presidente AICE Scarl (ESCo)

La lettera che AICEP ha inviato alla X Commissione Senato

Milano, 21 aprile 2020

Presidente Commissione X Senato
Senatore Gianni Pietro Girotto
UFFICIO DI Segreteria
COMMISSIONE X SENATO

Oggetto: affare assegnato n.445 sulle iniziative di sostegno ai comparti dell’industria, del commercio e del turismo nell’ambito della congiuntura economica conseguente all’emergenza da COVID-19

Ill.mo Presidente,
Ill.mi Senatori,

in riferimento all’affare assegnato a codesta spettabile Commissione per l’individuazione di iniziative di sostegno ai comparti dell’industria, del commercio e del turismo colpiti dall’emergenza da Covid-19, AICEP – Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo – che rappresenta i consumatori di energia elettrica dei processi industriali ad alta intensità energetica, con la presente sottopone alla Vostra attenzione alcune proposte di interventi diretti a contenere gli effetti negativi della congiuntura economica conseguente all’emergenza.

Interventi a sostegno delle imprese con impianti attivi a produzione nulla o fortemente ridotta

Ristoro dei costi energetici straordinari

Alcuni settori industriali (in particolare quelli a ciclo continuo con processi di fusione a caldo) sono caratterizzati da impianti che non possono essere arrestati anche in situazione di fermo produttivo per conseguenza diretta (ordinanze di sospensione dell’attività) o indiretta (arresto dei mercati a valle con annullamento degli ordinativi) dell’emergenza. La continuità dell’attività è necessaria per ragioni di preservazione degli impianti stessi, di sicurezza o a causa di costi e tempi estremamente elevati per il ripristino e la riattivazione della produzione.
In altri casi un unico processo produttivo è asservito sia a filiere essenziali o comunque autorizzate a proseguire l’attività sia a filiere non essenziali e inattive dovendo quindi continuare a produrre in condizioni di totale inefficienza con consumi specifici rispetto ai volumi effettivi di produzione notevolmente superiori alla norma.

Trattandosi di processi caratterizzati da consumi energetici di notevole rilevanza gli effetti economici e finanziari possono determinare, soprattutto nel primo caso, criticità tali da mettere a rischio la continuità aziendale con conseguenze gravissime sul tessuto industriale nazionale.
Situazioni quali quelle sommariamente rappresentate riguardano diversi settori industriali che hanno un ruolo fondamentale in filiere produttive di grande rilevanza per la struttura economica del Paese e le cui difficoltà, o addirittura scomparsa, determinerebbero conseguenze estremamente negative e durature nel tempo.

Si propone quindi un intervento, finalizzato quanto meno al sostegno finanziario a copertura dei maggiori costi energetici (intesi come costi complessivi della componente energia, degli oneri di rete e di sistema e delle componenti fiscali) concesso sulla base di stringenti criteri di selezione che permettano di indirizzarlo ai casi in cui sia effettivamente necessario.

I criteri di ammissibilità, da valutare per singolo sito produttivo nel caso di soggetti multi-sito e per l’intero periodo di emergenza, potrebbero essere i seguenti:

i) Processo di produzione a ciclo continuo
E

ii1) – Produzione nulla
con

  • consumi energetici totali, valutati separatamente per ogni vettore energetico, superiori al 30% di quelli registrati in condizioni di marcia normale (media degli ultimi 6 o 12 mesi)
    o
    ii2) – Produzione ridotta di almeno il 60% rispetto alle condizioni di marcia normale (media degli ultimi 6 o 12 mesi)
    con
  • consumi energetici specifici per unità di prodotto finito, valutati separatamente per ogni vettore energetico, superiori al doppio di quelli registrati nel periodo di marcia normale
    E

iii) appartenenti a grandi imprese (in quanto escluse da altri strumenti di sostegno già previsti per le PMI)

Il ristoro dei maggiori costi energetici sostenuti potrebbe essere riconosciuto tramite uno specifico Fondo a tal fine costituito e alimentato attraverso le risorse che saranno rese disponibili con le manovre di finanza pubblica in via di definizione, o tramite l’adeguamento di finalità e capienza del Fondo per eventi eccezionali recentemente istituito presso la CSEA.

Effetti su meccanismi di politica industriale condizionati a determinati livelli di prelievo

Alcuni meccanismi esistenti di politica industriale e di gestione del sistema elettrico prevedono l’impegno da parte dei partecipanti a mantenere un determinato profilo di prelievo o livello di potenza prelevata a pena di decadenza dall’accesso al meccanismo o di riduzione della remunerazione o di applicazione di penalità.
Si propone che i consumi di tutto il periodo emergenziale non vengano considerati ai fini della verifica del rispetto dei suddetti impegni.

Gestione dei progetti di efficienza energetica ammessi al meccanismo dei Certificati Bianchi

Le interferenze della situazione emergenziale sulla corretta gestione dei progetti di efficienza energetica già realizzati o in corso di realizzazione potranno determinare una significativa riduzione, se non un azzeramento temporaneo, dei risparmi rendicontabili nel periodo o la non ammissibilità di nuovi progetti al meccanismo dei certificati bianchi.
Ciò creerebbe un grave pregiudizio a progetti già realizzati, con allungamento dei tempi di ritorno dell’investimento, o il possibile annullamento di progetti di investimento in corso di realizzazione con ulteriore effetto negativo nella fase di ripresa post emergenziale.

Al fine di contenere tali rischi si propongono alcuni interventi atti a “sterilizzare” il periodo di emergenza, ed in particolare:

Per i progetti autorizzati ed in fase di rendicontazione

Programmi di misura
La sospensione totale o parziale dell’attività di molti siti produttivi e la presenza del solo personale indispensabile per la sicurezza e continuità degli impianti potranno determinare discontinuità nella raccolta dei dati di consumo relativi a progetti a consuntivo.

Si ritiene opportuno un chiarimento che escluda la possibilità che tali eventi, se verificatisi durante tutta la durata del periodo di emergenza, possano essere considerati quali inadempienza degli obblighi da parte dei soggetti proponente e titolare del progetto.

Richieste di verifica e certificazioni dei risparmi
Gli effettivi risultati di efficienza energetica generati dai progetti potranno essere fortemente influenzati dalla gestione in fase di emergenza e in molti casi determinare una significativa riduzione dei risparmi e conseguentemente dei TEE riconosciuti. Ciò comporterebbe una ingiustificata riduzione del ritorno economico degli investimenti effettuati particolarmente gravosa in un momento in cui le imprese soffrono una forte carenza di liquidità e risorse finanziarie. La riduzione di TEE riconosciuti inoltre andrebbe a creare ulteriori tensioni sul mercato dei titoli che già risente della carenza di offerta.
Per superare queste criticità si possono prospettare due possibili soluzioni in fase di presentazione delle RC (o RVC) che comprendono il periodo di emergenza:
Definire con i normali criteri i risparmi energetici generati nei mesi al di fuori del periodo di emergenza e ricalcolarli pro rata temporis su 12 mesi (o il diverso arco temporale oggetto di rendicontazione) per stimare i risparmi normalizzati dell’intero periodo di rendicontazione sulla base dei quali verranno riconosciuti i TEE
Definire con i normali criteri i risparmi energetici generati nei mesi al di fuori del periodo di emergenza e riconoscere i relativi TEE prevedendo una rendicontazione “straordinaria” di durata pari al periodo emergenziale da presentarsi al termine della vita utile del progetto, estendendo di fatto il periodo di rendicontazione.
La prima soluzione prospettata appare a nostro avviso preferibile perché non comporta una traslazione nel tempo di parte dei benefici riconoscibili al progetto e dovrebbe essere attuabile senza la necessità di un intervento di modifica della normativa di riferimento.

Per i nuovi progetti non ancora autorizzati

Determinazione del consumo di baseline
Per le ragioni già ampiamente esposte si potranno determinare situazioni in cui non sarà possibile procedere alla raccolta completa ed esaustiva delle misure per la durata (12 mesi) e con la frequenza (almeno giornaliera) richiesta. Al fine di evitare ritardi nella realizzazione dei progetti o, ancor peggio, l’esclusione degli stessi dall’accesso al beneficio, sarebbe opportuno chiarire che, per i progetti presentati dall’inizio del periodo di emergenza e fino ai 12 mesi successivi alla fine del periodo stesso, sarà possibile definire il consumo di baseline con misure raccolte per un periodo pari a 12 mesi meno la durata del periodo di emergenza.

Avvio della realizzazione del progetto
Anche la pianificazione delle varie fasi dei progetti di efficienza energetica potrà subire variazioni non preventivabili e dovute a svariate ragioni (problemi di organizzazione interna, indisponibilità del personale tecnico sul sito, difficoltà di comunicazione tra soggetto proponente e soggetto titolare, divieti di ingresso di personale esterno ai siti produttivi, variazioni impreviste nei tempi di consegna dei materiali). Allo scopo di non precludere l’accesso al meccanismo dei certificati bianchi di progetti che dovessero riscontrare tali problematiche, si ritiene opportuno un intervento che permetta una gestione più flessibile della data di avvio della realizzazione per i progetti presentati nei 12 mesi successivi alla fine del periodo di emergenza.

Riteniamo che gli interventi proposti rispondano all’esigenza di ridurre gli ambiti di incertezza e di possibile contenzioso in una fase in cui è necessario concentrare tutte le risorse verso l’obiettivo prioritario di favorire i tempi di uscita dall’emergenza dando alle imprese industriali e agli operatori del settore riferimenti chiari e univoci diretti a semplificare lo scenario e a non penalizzare gli investimenti già realizzati o in corso di progettazione.

Efficienza energetica e interventi urgenti per il rilancio del meccanismo dei Certificati Bianchi

Al di là delle specifiche criticità riguardanti la gestione di progetti già operativi o in corso di realizzazione segnalati al punto precedente, è di tutta evidenza che lo sviluppo dell’efficienza energetica in ambito industriale rappresenta un’opportunità straordinaria per favorire la ripresa nel periodo post emergenziale.

Nel breve periodo (12 – 36 mesi) può essere veicolo di stimolo per la realizzazione di investimenti caratterizzati tra l’altro da forte contenuto innovativo e tecnologico, ricorso prevalente a tecnologia, produzione e competenze nazionali, pervasività su una filiera lunga e diffusa sul territorio.
Nel medio periodo (2 – 5 anni) potrà rappresentare un elemento di competitività per le imprese industriali italiane mettendole nelle migliori condizioni per recuperare quote di mercato anche a livello internazionale.
Nel lungo periodo (5-10 anni) metterà nelle condizioni di impostare e realizzare le politiche dirette al raggiungimento degli obiettivi climatico-ambientali partendo da una base solida e consolidata che permetterà scelte più oculate ed efficienti in termini di costi-benefici per il sistema.

Lo stimolo, il supporto e l’incentivazione di programmi e investimenti in efficienza energetica è pertanto quanto mai prioritario in questo periodo e ciò può essere reso possibile tramite il rilancio e l’adeguamento di strumenti già esistenti quali il meccanismo dei Certificati Bianchi che, se correttamente gestito, ha dato prova negli anni passati di un ottimo grado di efficacia e efficienza anche in termini di costo per TEP di consumo evitato.

Si propone di introdurre alcune misure correttive urgenti al meccanismo dirette a superarne le criticità più evidenti e a meglio adattarlo alla fase congiunturale che le imprese industriali dovranno affrontare:

Superamento della non cumulabilità con ogni forma di aiuto, finanziamento, incentivo connesso o conseguente all’emergenza Covid-19 tramite opportuna modifica dell’art. 10 comma 1 del DM 11 gennaio 2017 così come modificato dal DM 10 maggio 2018.
Superamento della non cumulabilità con il credito d’imposta sugli investimenti introdotto con la Legge Finanziaria 2020 tramite opportuna modifica dell’art. 10 comma 1 del DM 11 gennaio 2017 così come modificato dal DM 10 maggio 2018.
Introduzione di un coefficiente TAU per i progetti presentati tra il 10 marzo 2019 e il 9 marzo 2022 e non ancora entrati in funzione alla data di entrata in vigore della disposizione che permetta di concentrare nei primi 3 o 5 anni il riconoscimento dei TEE previsti per l’intera durata di vita tecnica rispettivamente di 7 o 10 anni. Il ricorso al suddetto coefficiente potrebbe essere su base volontaria a richiesta del soggetto proponente.
Ammissibilità di progetti finanziati con contratti di leasing o altre forme di noleggio operativo di lungo termine tramite opportuna modifica della definizione di “soggetto titolare” all’art. 2 punto w) del DM 11 gennaio 2017.
Semplificazione nel processo di aggiornamento dell’elenco dei progetti ammissibili che, allo stato attuale, può essere attuato solo con decreto del direttore generale DG-MEREEN del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il direttore generale DG-CLE del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e quindi con una procedura che spesso ha tempi non coerenti con le esigenze connesse alla realizzazione di un investimento industriale su linee di produzione che presentano vincoli tecnici e organizzativi stringenti.
Istituzione immediata il GSE di una funzione specificamente dedicata alla promozione di progetti di efficienza energetica industriale di grandi dimensioni
Potenziamento del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica tramite l’adeguamento dei fondi disponibili e la semplificazione delle procedure di accesso che dovrebbero prevedere la valutazione tecnica positiva automatica in caso di ammissione del progetto da parte del GSE al riconoscimento dei Certificati Bianchi e la valutazione del merito economico e finanziario del richiedente con criteri semplificati corrispondenti a quelli introdotti nel recente “Decreto Liquidità”

Confidando nel recepimento delle proposte avanzate, ringraziamo per l’attenzione che ci avete voluto riservare e porgiamo distinti saluti